La tomba di Dracula nel Complesso di Santa Maria La Nova a Napoli
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La tomba di Dracula nel Complesso di Santa Maria La Nova

Quando parliamo di Dracula, quasi sicuramente il riferimento va a Vlad l’impalatore, il temuto principe di Valacchia

La Tomba di Dracula, secondo alcune tesi appurate da qualche anno a questa parte, è conservata a Napoli. Precisamente si trova in un luogo suggestivo, incantevole, quale cioè il Complesso Monumentale di Santa Maria la Nova.

Chi era Dracula?

Quando parliamo di Dracula, quasi sicuramente il riferimento va a Vlad l’impalatore, il temuto principe di Valacchia che smosse l’immaginazione di Bram Stoker e del suo famoso romanzo “Il conte Dracula“.

Stando ad uno studio dell’Università di Tallinn, Dracula è realmente esistito. I suoi resti, infatti, giacciono proprio sotto i portici del chiostro piccolo del monumento partenopeo. Più precisamente la tomba è custodita nel sepolcro realizzato nel 1499 dallo scultore Jacopo della Pila. Si tratta dello stesso sepolcro in cui ci sono le spoglie mortali di Matteo Ferrillo. L’Università estone avvalora le tesi dei ricercatori italiani.

La leggenda della tomba di Dracula

La storia è pressappoco questa. Intorno alla fine del ‘400, Vlad III di Valacchia, da poco tornato sul trono del suo paese, si perse combattendo i turchi. Egli faceva parte dell’Ordine del Dragone (“Dracula” dal romeno “Dracul”, vuol dire “figlio del drago”).

Il re fu creduto morto e così una delle sue figlie, la principessa Maria Balsa, che all’epoca aveva solo 7 anni, si trasferì a napoli, presso una donna del posto per rimanere incolume da un’invasione ottomana della Transilvania. Una volta cresciuta la ragazza sposò un componente della famiglia Ferrillo, Matteo. Secondo le ricostruzioni, quindi, Maria volle condurre più vicino a lei i resti del padre defunto. E non poté che conservarlo nel sepolcro del marito.

Stando ad un’altra versione, Dracula rimase prigioniero dei turchi. Venuta a conoscenza della sua prigionia, la figlia Maria Balsa ne pagò il riscatto e si fece raggiungere a Napoli. Alla morte del padre, lo tumulò nella tomba di famiglia.

Le prove che Dracula è conservato a Napoli

Nonostante appaiano leggende, molti secondo gli studiosi sono gli elementi ad avvalorare queste dicerie. Ad esempio i bassorilievi incisi sulla lapide di Matteo Ferrillo. Qui infatti sono scolpiti due draghi, attorniati da due simboli di origine egizia assenti sulle tipiche tombe europee (pare invece che i medesimi simboli siano elementi tipici della cultura medievale di matrice slava)

Questi simboli sembrano delle sfingi, tipiche della città di Tebe e che in Egitto chiamavano “Tepes“. In pratica la tomba pare dica “Dracula Tepes” che, manco a farlo apposta, rappresentano i due epiteti del sovrano.

Inoltre alle spalle della tomba di Ferrillo c’è una incisione, fatta in un linguaggio che gli studiosi non hanno ancora decifrato. La sola parola certa ricorrente, non a caso, è proprio “Vlad” come il nome del conte. Tale messaggio in codice è stato ridefinito come “Codice La Nova”.

La versione napoletana di Dracula

Appare dunque evidente che sono molte le coincidenze a fare da limite tra finzione e realtà. Anzi sono molte anche le similarità con il contenuto del romanzo.

Tuttavia, secondo molti storici esiste pure la versione napoletana di Dracula. Questo in quanto pare esistano delle prove cere che Vlad abbia fatto parte della città di Napoli, e sia anche morto lì. Ovviamente in questa resi non manca nemmeno l’esistenza di una sua figlia.

Una storia assai complessa

Le teorie sono molte, e anche fuorvianti. In particolare questo richiamo al termine tepes, che insieme a ” Dracula” in Romeno significa palo. Ecco dunque che Vlad viene definito impalatore, ad indicare la sua tortura preferita da infliggere ai nemici. Una tortura che, appartiene anche al Vampiro della Transilvania.

Possiamo concludere dunque dicendo che è ricco di fascino e mistero il contenuto Complesso monumentale di Santa Maria La Nova. Nel corso degli anni ha infatti destato l’attenzione di storici, appassionati d’arte e turisti, che lo considerano come un luogo che pullula di storia, di arte e di religiosità.

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