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I dolci campani, tipici natalizi sono una goduria. E tra questi si distinguono i susamielli, che insieme a roccocò e mustacciuoli fanno impazzire i napoletani.
Qualche curiosità sui susamielli
A Napoli si dice spesso “Tu si nu Susamiello!”. È una frase molto comune in città soprattutto in centro. Viene usata con fino sarcastico e anche un po’ offensivo per indicare qualcuno che si considera pesante, fastidioso e addirittura insopportabile. Il riferimento al famoso dolce di natale a forma di S è palese anche perché, si tratta di un impasto che non può certo vantare dalla sua parte la leggerezza. Questo celebre dolce natalizio, a forma di S, è infatti a base di mandorle, miele e canditi.
Tuttavia secondo alcune tesi, tra le altre molto accreditabili, questo riferimento d’esser pesanti non ha nulla a che vedere con il dolce. Pare infatti che in passato il termine “Susamiello”, fosse usato per indicate i pesanti ceppi a forma di S che si legavano alle caviglie dei condannati, costretti ai lavori forzati.
Gli ingredienti dei Susamielli
Nonostante il suo sapore unico ed inimitabile, parliamo di ingredienti mischiati tra loro semplici e poveri: farina, zucchero, miele, mandorle e frutta candita. In aggiunta qualcuno mette delle spezie come cannella, pepe e noce moscata, affinché il dolcetto assuma un sapore nobile.
Chi è nato e cresciuto a Napoli, sa che mangiare il susamiello è una tradizione. In caso di mancanza sul tavolo dei partenopei, questi ultimi hanno la sensazione di vivere il natale a metà. Proprio perché gli usi secolari della città prevedono l’immancabile dolce a concludere i classici cenoni delle feste.
Le tipologie di Susamiello
Il napoletano dunque non rinuncia mai a questo sapore inconfondibile. Anzi, a dirla tutta, in città ci sono circa 3 tipi di Susamiello. Il primo è il “Suamiello Nobile”, che ha la forma di una ciambella, a base farina bianca, che stando alla tradizione è quello tipico dei nobili. Il secondo tipo è “Il Susamiello per gli zampognari“, fatto utilizzando degli ingredienti meno pregiati; questo si dava in dono agli zampognari che si spostavano in giro per le case, ma anche ai contadini ed al personale di servizio. Il terzo ed ultimo tipo invece è il “Susamiello del buon cammino”, al cui interno venivano messe le amarene, ed erano offerti ai frati o ai preti.
Da dove deriva il nome di Susamiello
Contrariamente a ciò che pensa la maggior parte delle persone, il nome Susamiello non dipende affattp dalla sua caratteristica forma ad S. In vero, stando agli scritti di Renato De Falco e al suo “Alfabeto napoletano“, il susamiello, che pare sia nato in Grecia, prende il suo nome dal fatto che nell’impasto, le donne di casa aggiungevano dei semi di sesamo. In questo modo il dolce acquisiva un sapore ancora più particolare.
All’interno della ricetta usata oggi a Napoli questo ingrediente manca, ma ovviamente sorge spontaneo domandarsi se il sapore sia davvero ancora più particolare.
Le abitudini in costiera
Anche Costiera amalfitana si preparano e’susamiell. Tuttavia il nome utilizzato per indicare è “S di miele” proprio perché come forma caratteristica gli danno una forma serpentina, come la esse.
Qui, come a Napoli, il dolce viene preparato nel medesimo modo, e durante il periodo natalizio. L’utilizzo concentrato nella ricerca è sicuramente la cannella e la noce moscata insieme. Così da ottenere un sapore sublime.
Insomma, non parliamo di un semplice biscotto. Non parliamo di un dolcetto semplice, ma di una vera e propria pietra miliare. Con la sua semplicità, con quella sensazione di allegria, i profumi e i sapori, il vassoio di susamielli ricrea una tipica atmosfera natalizia, in cui la ricchezza è data proprio dai dolci finali. La storia secolare che aleggia intorno a questo biscotti è un vanto per Napoli, che vive di usi e abitudini tramandate di madre in figlia.