Indice dei Contenuti
La figura degli zampognari rappresenta un emblema natalizio tipico della città di Napoli. Il suono riprodotto da questo particolare duo di musicisti mette nostalgia ma anche speranza. La coppia inizia a girare verso la fine del mese di novembre, con i loro particolari suoni musicali i vicoli e le case.
La zampogna è uno strumento tipico dell’Italia meridionale. Le sue origini sono remote (risalenti quasi sicuramente all’età arcaica) e risulta essere il successore di un altro strumento, l’utriculus. Veniva già suonata all’epoca degli Antichi Romani, in particolare sotto il regno dell’imperatore Nerone. Il re era amante della musica e delle arti, e provava il suono delle zampogne.
La diffusione degli zampognari a Napoli
Gli zampognari iniziarono a riempire la città partenopea verso la metà del 1700. Allora lo strumento veniva utilizzato per musicare le preghiere dell’avvocato-prelato Alfonso Maria de’ Liguori. Quest’ultimo raggruppava i lazzari per strada in piccoli gruppi canori, e impartiva loro lezioni di cristianesimo. È proprio lui il fautore di “Tu scendi dalle stelle”, brano quasi sempre suonato dagli zampognari.
Gli strumenti da loro usati rappresentavano la realtà economica dei pastori, fatta di povertà e sacrificio. Gli zampognari infatti erano pastori poveri che scendevano dai loro eremi per suonare in città la novena. In questo modo provavano a raccogliere un po’ di denaro per affrontare il natale in modo dignitoso.
La storia dei pastori e le zampogne
Durante gli inverni freddi e lunghi, mentre le greggi si riposavano nelle stalle, i pastori in tagliavano lunghi cucchiai di legno, dette cucchiarelle. Nel mese di novembre successivo a quell’inverno, i pastori scendevano in città e offrivano agli abitanti questa cucchiarella, ideale per girare il ragù e per punire i bambini che facevano le marachelle.
Chi accettava questo mestolo di legno chiedeva ai pastori di suonare con le loro zampogne le novene dell’Immacolata e di Natale.
Gli zampognari nel presepe
A dimostrare quanto sia importante legame tra la novena e la città partenopea, c’è il fatto che nel presepe napoletano è dedicato spazio a sufficienza per la coppia di zampognari. Nei pressi della Capanna, vicino a un gregge di pecore ci sono due pastori con le zampogne, simbolo della loro umiltà economica e personale.
In molti ignorano il valore inestimabile di uno zampognaro, il cui stile di vita si concentra su un lavoro duro. Un lavoro che viene impiegato anche per imparare a suonare lo strumento. La zampogna infatti richiede molto esercizio, molta passione, e anche tanto sacrificio perché ha il suo peso scendere dalla montagna giù in paese.
Il guadagno dei pastori che suonano la zampogna
Per quanto concerne l’aspetto economico, non sempre il loro talento viene ripagato. Tuttavia i napoletani sono sempre molto coscienziosi anche perché ci tengono al suono della zampogna. Secondo il loro punto di vista la melodia dello strumento porta bene. Non a caso, nonostante siano perfetti sconosciuti, per i napoletani queste sono le sole figure “estranee” a cui si apre ancora la porta senza riserbo alcuno.
Durante il periodo di natale, quando le strade sono piene di turisti e di cittadini che si godono l’aria natalizia, è possibile ascoltare il loro suono nei pressi del Centro Storico.
La novena dell’Immacolata
La prima Novena viene suonata per l’otto dicembre, in occasione della festa della Immacolata, quando i suonatori di zampogne regalano la loro splendida dedica alla Vergine, nella chiesa di San Domenico Maggiore. Si prova emozione non solo a suonare ma anche ad ascoltare il loro magico suono.
In questo caso sono tre i suonatori ad entrare molto lentamente in chiesa e avviandosi verso l’altare portano sulle spalle gli strumenti del cuore. Arrivati al cospetto della statua, iniziano la loro toccante rappresentazione dopo aver effettuato un lungo inchino alla Madonna, regalano alla Vergine un lembo del loro mantello.
Un Commento
RispondiUN RICHIAMO
Condivisione: NATALE IN SICILIA: TRADIZIONI CHE (R)ESISTONO - Close-Up Art