Pulcinella, la maschera napoletana
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La maschera di Pulcinella

Molti studiosi definiscono Pulcinella come ermafrodita, la qual cosa emerge a partire dal suo aspetto fisico

Pulcinella rappresenta una delle maschere più famose e antiche, ovviamente originaria di Napoli. La storia lo vuole così goloso di pasta da essere pronto a dire bugie, fregare e picchiare gli altri. La personalità di questo uomo è molto particolare: si tratta di una persona sfacciata, che parla sempre, con la sua lingua biforcuta pancia frecciatine anche ai politici.

La storia di Pulcinella

Nata e morta nell’Impero Romano, la maschera di Pulcinella torna in auge nel 1500. Viene rappresentato con un completo bianco composto di casacche e pantaloni, spezzati da una cintura nera. Ma la caratteristica principale è data dalla mezza maschera nera dal naso lungo che lascia scoperta solo la bocca.

Le sue origini sono napoletane, più precisamente acerrane, e sono ricondotte all’attore Silvio Fiorillo, anche se per molti la maschera esisteva da molto più tempo.

Comunque sia pare che Fiorillo si fosse ispirato a Puccio d’Aniello (in napoletano “Pulecenella”), un contadino di Acerra che era stato oggetto di un ritratto di Ludovico Carracci. Nel dipinto si prenta con la faccia scurita dal sole di campagna e con il naso lungo. Pulcinella si ritrova sempre nei guai ma col sorriso e con l’ironia trova sempre il modo di uscirne. Diventa per questo un idolo in città.

” Pullc’nell” non sa tenersi un cece in bocca, parla anche quando non dovrebbe, ed essendo napoletano verace spesso utilizza un linguaggio poco elegante. Il fatto che non sappia mantenere i segreti ha portato alla nascita del tetto “un segreto di Pulcinella”.

Le origini del nome

Per quanto concerne il nome c’è chi dice che si tratti dell’Unione di Puccio e D’Aniello. Tuttavia secondo un’altra tesi qualcuno dice che sia l’abbreviazione di “piccolo pulcino” in quanto secondo la leggenda il pulcino nasce da un uovo di gallina, animale sacro a Persefone, sposa di Ade e regina degli Inferi.

Per cui la maschera vuole rappresentare la morte e le miserie umane, ma al contempo il fatto che il suo cappello abbia la forma di corno, vuol dire anche che prima o poi la fortuna gira. In fondo tutte le disavventure di quest’uomo sono emblema della quotidianità tipica partenopea.

C’è comunque da dire che Pulcinella può sembrare anche l’alias femminile di “pollo-pulcino”, animale che non si riproduce e il cui verso viene spesso imitato dalla maschera.

Pulcinella ermafrodita

Molti studiosi definiscono Pulcinella come ermafrodita, la qual cosa emerge a partire dal suo aspetto fisico. Se il naso e il cappello a punta richiamano la fisicità tipicamente maschile, la parte inferiore del corpo è un espresso richiamo femminile con il ventre gravido, i glutei enormi e il seno pronunciato.

Questo binomio tra uomo-donna può essere paragonato anche a quello di città-campagna, demone-santo, un po’ come Napoli: a metà tra cultura e tradizioni. Secondo la tradizione parliamo di un soggetto “ermafrodito autofecondante”: il vecchio muore dopo aver partorito il nuovo Pulcinella dalla gobba o dal deretano.

L’allegoria maggiore di questa maschera però è quella concernente alla fame e alla povertà in cui versa la Maschera, tipica spesso anche di Napoli. Non a caso Pulcinella infila sempre le mani nei piatti di pasta per infilare poi gli spaghetti nella sua bocca. È un po’ quello che facevano un tempo i poveri quando vedevano la pasta gettata in strada.

Gli attori che hanno interpretato la maschera

Nel corso degli anni molti attori sono stati incuriositi dall’impersonare questa maschera dal carattere molto particolare. Tra questi ricordiamo Eduardo De Filippo e Nino Taranto, ma anche il versatile Massimo Ranieri e il grande Massimo Troisi.

Pure il teatro di burattini è rimasto affascinato dalla maschera. In tale contesto viene però rappresentato un uomo in stile eroe, ribelle e irriverente che affronta la quotidianità con le sue avversità.

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