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A Napoli è un rito avere in casa e arricchire i propri piatti con il pomodorino del Piennolo. Si tratta di un ortaggio molto saporito, con una piccola punta nella parte bassa e il cui colore rosso è di un’intensità che acceca. Il suo gusto oscilla tra la dolcezza e l’acidità, per un mix vivace mai provato prima.
Non solo rappresenta Napoli e la sua tradizione culinaria vesuviana (il prodotto è tipico delle pendici del Vesuvio), ma nasconde anche una storia e delle leggende, che gli danno valore.
Pomodorino del Piennolo: il top alle pendici del Vesuvio
Non parliamo solo di un pomodoro buono, gustoso, ma anche di una storia vivente. Secondo la tradizione questo ortaggio arriva in città grazie all’omaggio al nuovo re Ferdinando IV da parte del vicerè del Perù. Il re, che amava arricchire la sua Napoli, decise di far coltivare questi pomodori nelle zone più fertili del regno.
La straordinarietà di questo pomodoro è che il suo mix concentrato di acidi, zuccheri e altri solidi solubili permettono che la sua consistenza a lunga conservazione. Pur tenendolo appeso nei giorni, le sue proprietà restano vive. Questo pomodorino può crescere solo in zone che hanno clima e proprietà del suolo uguale a quelle del Napoli. È grazie a queste condizioni che l’ortaggio si concentra dei suoi acidi organici, determinandone in tal modo la “vivacità” o “acidulità” del gusto. Il Pomodorino può essere tenuto sia appeso (nel Piennolo), sia nelle conserve di vetro. Come sia sia resta sempre ciò che è: un grande pomodoro.
Dove si produce il pomodoro del Piennolo?
A suo tempo il re scelse i luoghi campani dove la terra si rendeva talmente fertile da poter consentire la coltivazione del pomodorino. Per questo motivo il Piennolo lo si trova in particolare a Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco. Ma anche a Trecase, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Boscoreale, Boscotrecase. E per finire pure Cercola, Ercolano, Massa Di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, Sant’Anastasia. Da considerare anche un piccolo lotto di terreno del comune di Nola.
Secondo le stime in Campania c’è una zona di coltivazione estesa per circa 480 ettari. Complessivamente ogni anno vengono colte 4 mila tonnellate di pomodoro fresco. Nel 2009 il pomodorino del Vesuvio è riuscito ad avvalersi della denominazione DOP, rinnovando e rivitalizzando il settore commerciale di riferimento.
Qualche curiosità sul pomodoro rosso
Sono ormai due secoli che questo pomodorino merita un posto speciale nel tradizionale presepe napoletano. In fondo sono anni ormai che tutti parlano e vantano il suo sapore unico.
Non a caso nel 1858, Achille Bruni, nel suo “Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli“ descrive dettagliatamente caratteristiche e sapore di questo ortaggio tipico. L’entomologo racconta come i pomodori (la cui forma ricorda un poco quella di una ciliegia) «si mantengono ottimi fino in primavera, purché legati in serti e sospesi alle soffitte».
Altra descrizione letteraria del pomodoro è quella di Luigi Palmieri nell”Annuario della Reale Scuola Superiore d’Agricoltura in Portici del 1885. I pomodori vanno conservati “t’nennl appis” in luoghi freschi, dove non batte il sole.
La tecnica di coltivazione
Il pomodorino del Piennolo migliore è quello che si coltiva alle pendici del Vesuvio. Nel 1902
Francesco De Rosa in “Italia Orticola” scrive dettagliatamente la tecnica che viene impiegata per coltivare i pomodorini. Se un tempo infatti i piedi del vulcano producevano la “cerasella” vesuviana, lentamente essa fu sostituita dal modello “a fiaschetto”, che rende più artistico il piennolo.
La leggenda
Secondo la leggenda, si narra che Lucifero creò Napoli servendosi di un pezzo del Paradiso, ma il suo tocco rese infertili i terreni. Gesù dispiaciuto di quanto, versò sue lacrime, che cadevano dalle pendici del Vesuvio, fertilizzando il terreno, e facendo crescere come primo prodotto il pomodorino del Piennolo.
Una seconda leggenda si ricollega invece alle donne di Torre del Greco. Le mogli dei pescatori avevano labilità di intrecciare tutto quello che riguardava le lenze di rete e di pesca, così iniziarono ad intarsiate tra loro i rametti dei pomodorini, creando il Piennolo.