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Napoli ricorda con grande orgoglio il re di Sicilia Carlo I d’Angiò, figlio del re di Francia Luigi VIII e sua moglie Bianca di Castiglia. Perché la città partenopea si mantiene fedele a questo sovrano? Perché a suo tempo il re scelse Napoli come capitale del suo regno.
Qualche curiosità su Carlo I d’Angiò
Carlo I fu battezzato dai genitori con il nome Stefano. Decise da adulto di cambiare il sul nome in Carlo per mostrare la sua discendenza dinastica ai Carolingi. Nonostante fosse l’ultimo figlio nato (per cui non aveva diritto diretto al trono) la morte prematura dei suoi fratelli lo portò ben presto sul trono.
Molto caratteristica fu la sua conoscenza e successiva unione con la moglie Beatrice, contessa di Provenza. La ragazzina, appena dodicenne, perse il padre, e essendo possidente delle terre più ambite di Francia furono molti i pretendenti a farsi avanti per prenderla in moglie.
Tra questi si fece avanti, Giacomo I d’Aragona, il quale assediò il castello della contessa per poterla sposare. Tuttavia, Carlo arrivò con le sue armate e sconfisse Giacomo. Si meritò così di sposare la giovane diventò così Conte di Provenza.
L’incoronamento come re
Nel 1248 partì con suo fratello Luigi IX, alla volta della settima crociata: in Egitto però tutta la famiglia reale fu imprigionata, così i cristiani furono costretti a ritirarsi. Carlo tornò dunque in Patria, e tra rivolte sedate, e moti soppressi, nel 1264 conquistò anche tutto il Piemonte.
Nel frattempo era in pieno fermento la lotta tra guelfi e ghibellini, i primo a favore del papa, i secondi a favore del regno tedesco. Tra i più fervidi dei ghibellini si faceva riconoscere Manfredi, della casata di Svevia, che nonostante la scomunica da parte del papa Urbano IV, Eva deciso di unificare l’Italia sotto il suo dominio. Per cui, il papa aveva bisogno di qualcuno che affrontasse Manfredi e cacciasse le sue truppe dal sud. Carlo accettò l’incarico e sconfisse Manfredi nel 1266. Meritato dunque fu il trono di Sicilia. L’incoronamento avvenne nella notte dell’epifania.
Nel frattempo Manfredi aveva tentato un colpo di stato, seguito dai baroni e dai nobili a lui fedeli, che dunque avevano tradito il nuovo re. Tuttavia durante la battaglia presso il fiume Calore, lo Svevo perse la vita.
Il gesto di tradimento dei nobili non rimase impunito: il re fu con loro duro ed autoritario, e scelse così dei funzionari appositi da sostituire a nobili e possidenti locali.
Nel bel mezzo di queste e di tante altre imprese, però, Carlo I fece una scelta che lo rese il migliore tra i re agli occhi dei partenopei. Spostò la capitale del regno da Palermo a Napoli: la città era centrale, ricca, e in una posizione ottimale per poter riunire tutta l’Italia.
I vespri siciliani
Carlo non si arrendeva. Il suo intento era quello di conquistare tutta l’Italia, così per affrontare bene le spese obbligatorie per le spedizioni al nord, decise di aumentare le tasse ai suoi sudditi.
Il 30 marzo del 1282, i siciliani, in particolare a Palermo p, insorsero in un moto rivoluzionario, passato alla storia come vespri siciliani. Approfittando di un aneddoto per il quale un funzionario delle tasse mise le mani su una donna per perquisirla, i palermitani generarono la sommossa. Avevano molto di cui ribellarsi, non solo le tasse elevate ma anche il trasferimento della capitale a Napoli e la presenza dei funzionari francesi nelle più alte cariche governative. Ci volle un anno di guerra prima che Carlo riprendesse il dominio di tutta la Sicilia.
Si avviava intanto verso il tramonto il suo regno. In concomitanza di un tentativo di conquista di Pietro III d’Aragona della Sicilia, Carlo I si ammalò, e suo figlio Carlo lo Zoppo non fu in grado di temere testa all’avanzata spagnola. Poco tempo dopo, nel 1285, Carlo I morì.
Le spoglie del re sono custodite in Francia, nella Basilica di Saint Denis mentre una sua statua funge da decorazione per la facciata del Palazzo Reale di Napoli.