Gaetano Filangieri
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Gaetano Filangieri

Filangieri era inammissibile che la nobiltà e il clero prevalessero e che la plebe vivesse ancora nell’ignoranza in balia dei prepotenti

Napoli non è solo tradizione e superstizione, ma anche patria di personaggi illustri, come Gaetano Filangieri. Giurista e pensatore molto peculiare, le sue idee non erano universali !a concentrate esclusivamente a regola d’arte sulla sua Napoli. Esponente dell’Illuminismo fu uno dei massimi “Lumi Napoletani”.

La vita di Gaetano Filangieri

Gaetano Filangieri nacque a Cercola, in provincia di Napoli, nel 1752 in una famiglia nobile. Suo padre, era il principe di Arianiello. Nato dopo due fratelli, entrò a far parte della vita militare così come prevedeva l’usanza aristocratica, ma già allora amava passare le ore sui libri. Nemmeno ventenne infatti scrisse Pubblica e privata educazione, sua prima opera. Qualche anno più tardi conseguì la laurea in leghe a Napoli e si dedicò per un po’ alla vita forense.

La sua ideologia brillante, andava ad arricchire il suo progetto di riforma della giustizia, riuscendo ad attirare così l’attenzione di corte. Una corte che gli affidò numerosi incarichi. Nel 1783 prese in moglie la contessa Carolina Fremdel di Presburgo e andò a vivere a Cava de’ Tirreni dove iniziò a mettere mano alla sua famosa Scienza della Legislazione.

Qualche anno più tardi fece ritorno a Napoli per lavorare presso il Supremo Consiglio delle Finanze, tuttavia nel frattempo si era ammalato di tisi. Si ritirò a causa della malattia a Vico Equense, dove morì il 21 luglio 1788, a 36 anni.

Filangieri e l’illuminismo napoletano

Filangieri aveva partecipato alle ideologie del periodo in maniera molto attiva, diventando massimo esponente dell’Illuminismo. Tuttavia il suo pensiero non era oggettivo ma si rifletteva sulla Napoli della sua epoca, dove purtroppo vigeva ancora l’arretratezza dei privilegi feudali. Per Filangieri era inammissibile che la nobiltà e il clero prevalessero e che la plebe vivesse ancora nell’ignoranza in balia dei prepotenti.

La sua dunque rappresentava quella voce riformatrice dell’Illuminismo napoletano, la cui portata, nonostante innovativa, si interruppe a causa della precoce morte, dalle vicende rivoluzionarie in Francia e dalle sue conseguenze.

Il modello monarchico di Filangieri

Filangieri aveva pensato per Napoli un modello di monarchia illuminata, dove il re fosse portatore di una “rivoluzione pacifica”, attuata con una riforma della legislazione. Questa novità che aveva lui nella testa avrebbe dovuto portare, pari merito nel Regno, uguaglianza civile e pubblica istruzione, ma anche libertà commerciale, codificazione delle leggi. E poi ancora riforma della giustizia, ridistribuzione delle proprietà terriere.

Si trattava di proposte fuori dal comune, quasi ribelle e sovversive ma la cui particolarità risiedeva appunto nella capacità di ragionare e di argomentare la giurisprudenza e il senso della giustizia. Tuttavia benché innovative, le sue proposte legislative non furono tutte applicate. L’unica presa in considerazione fu quella per la procedura penale, ma solo scritta (mai applicata) e quella per la pubblica istruzione. Purtroppo gli accadimenti del tempo fecero fallire ogni tentativo di riforma a Napoli.

La Scienza della Legislazione

L’opera per antonomasia fu la Scienza della Legislazione, in cui l’ideologia illuminista si fondeva alla necessità di riforma giuridica. Per questo motivo la novità piacque e trovò terreno fertile in ogni campo tiranno che nella Chiesa cattolica che nel 1784 provvide a metterla all’indice.

I padri costituenti degli Stati Uniti d’America, invece, si ispirarono ai motti filangierani per redigere la Costituzione americana ed uno di essi, lo scienziato-pensatore Benjamin Franklin, lo usò spesso come punto di riferimento per la politica del tempo. L’opera fu tradotta in altre lingue, tra cui inglese, francese, tedesco, spagnolo.

La posizione del clero

L’ostilità della Chiesa era in qualche modo giustificata dai modi indiretti di additare il comportamento clericale. Filangieri non aveva soltanto definito privilegiati e parassiti gli appartenenti al clero, ma aveva proposte delle novità sociali che avrebbero presto o tardi arrecato danno alla chiesa.

Il potere ecclesiastico voleva invece che le ingiustizie, le miserie e l’ignoranza rimanessero a regnare nella società e tra il popolo affinché loro potessero prevalere e rappresentare un’ancora per tutti.

Gaetano Filangieri voleva fosse posta in essere un’ azione legislativa fondata sulla Ragione e che si basasse sullo sviluppo economico e sociale. Napoli non può che essere degna e onorata di aver dato i natali ad una personalità, il cui unico neo è stato quello di morire troppo presto.

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