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Il corno napoletano, simbolo per antonomasia della fortuna, è uno degli emblemi tipici della superstizione partenopea. È un oggetto scaramantico che riesce a incuriosire non solo la gente del posto ma anche i turisti che visitano la città. O’curniciello, come lo chiamano da quelle parti, non è solo simbolo di una Napoli scaramantica, ma è una vera e propria cultura insita nei napoletani e che non si può in alcun modo sradicare.
Le bancarelle della città, i negozi di souvenir, pullulano di classici cornetti portafortuna, rigidamente rossi. E a qualcuno che dice “la superstizione è da ignoranti”, i partenopei rispondono “non esserlo porta male”.
Per chi non lo sapesse, il corno non ha solo ” il potere” di dare fortuna a chi lo possiede, in amore nel gioco o negli affari, ma serve anche e in particolar modo per scacciare il malocchio. E i napoletani credono particolarmente che grazie a dei feticci scaramantici, gli occhi dell’invidia e della sfortuna possano essere eliminati.
Le caratteristiche del corno napoletano
Affinché il corno funzioni però, occorre che la persona attivi tutti i suoi effetti: trattandosi di un feticcio con poteri, esso deve avere un’anima. E l’anima gli viene data attraverso dei gesti, delle consuetudini dettate dalla tradizione.
I corni per avere il loro effetto portafortuna deve come prima cosa essere stati realizzati a mano e di colore rosso. Perché questi due elementi? Il colore rosso è scelto perché nasconde un potere particolare legato all’energia e alla vivacità; e poi non dimentichiamo che è pur sempre il colore del sangue. Per quanto riguarda la manifattura artigianale, si tratta di un elemento altrettanto importante perché Lemano rilasciano sull’oggetto influenze positive. A Napoli poi si dice anche che il cornetto debba essere: “Tuosto, stuorto e cu ‘a ponta”, alias rigido, storto e con la punta.
Ricevere il corno in regalo è meglio di acquistarlo
Un altro requisito fondamentale affinché i corni abbiano effetto è che essi vengano ricevuti in dono e non acquistati. Assolutamente quindi è severamente vietato comprarlo. Riceverlo in dono vuol dire che la fortuna viene da fuori, invece comprandolo non è possibile augurarti da solo ogni bene.
Infine secondo la vera tradizione, il materiale impiegato per la costruzione deve essere il corallo. Si tratta di una pietra preziosa che ha il potere di scongiurare il malaugurio e proteggere le donne incinte.
“San Gennaro, san Girolamo, san Crispino, san Giustino usa il mio cornetto, dagli fuoco, dagli vento. San Gennaro, san Girolamo, usa il mio cornetto. San Crispino, san Giustino, fammi vincere il quattrino. Sant’Eufemia, sant’Assunta, non tremate nell’aggiunta. Nel borsello il mio quattrino, il cornetto al santino”
La storia del corno come portafortuna
La storia del corno come portafortuna ha radici millenarie. Ogni civiltà che si è susseguita sul pianeta, da quella ebraica, a quella sumera, nonché quella orientale indù e cinese, aveva in un certo qual modo il suo collegamento a questo simbolo.
La convinzione che la forma cornea portasse fortuna nasce però tra gli uomini della preistoria. Questi avevano l’abitudine di appendere le corona di animali uccisi sull’entrata delle caverne. Questo per augurare alla l’ora famiglia fertilità potenza e prosperità.
Nel corso dei secoli, molti condottieri avevano sugli elmi le corna, per indicate il potere che apparteneva loro e per rappresentare la loro discendenza divina. Il popolo vedendo il vigore acquisito dai condottieri, iniziò a costruirsi piccoli amuleti a forma di corna, usando materiali poveri quali il legno o la terracotta.
Non dimentichiamo poi che secondo il mito di Giove, il padre di tutti gli Dei aveva donato un corno alla sua nutrice in segno di gratitudine. Questo corno regalatole aveva poteri magici.
Il corno come simbolo fallico a Napoli
Per Napoli poi, che oltre ad abbondare di superstizione eccede anche in malizia, il corno ha anche un significato fallico metaforico.
Per la tradizione della città esso rappresenta la mascolinità di Priapo, il dio della prosperità, che i greci adoravano per essere difesi dalla cattiva sorte. Non a caso in epoca romana, essere in possesso di una statuina con un elemento del genere, lungo e affusolato, voleva dire avere fortuna per la famiglia e per le generazione future.
Matilde Serao, che si sentiva napoletana DOC, era convinta che la scaramanzia fosse nata proprio nella bellissima città. Sosteneva che fosse un mix di credenze e superstizioni. E tra queste adorava il famoso corno napoletano rosso.