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La storia della cucina campana

Addentriamoci in un mondo fatto di profumi e sapori ancora oggi vividi nella tradizione culinaria campana

La Campania è una terra ricca di risorse, storiche, culturali e anche gastronomiche. La storia della cucina campana pullula di pietanze ed anche bevande tipiche della tradizione, che hanno segnato gli usi culinari di questa splendida regione. I partenopei ci tengono persino ad accompagnare le loro pietanze secolari con vini e liquori di loro produzione: tipico esempio è dato da alcuni vini pregiati locali come la Falanghina del Beneventano e l’Aglianico del Taburno.

Chi ama il buon cibo quindi dovrebbe compiere un bel tour gastronomico in una terra che accoglie a braccia aperte i turisti e li lascia andare via con i palati deliziato. La cucina napoletana è u a cultura oltre che uno stile di vita. Ci sarà da scoprire un mix di odori, un connubio di sapori. Le strade si riempiono di profumi succulenti.

La storia antica della cucina partenopea

I Greci ed i Romani sono stati i primi a dare i natali alla cucina partenopea. Erano molti attenti nella preparazione dei loro piatti, condivano le loro pietanze con olio pregiato e proponevano i piatti durante i banchetti. Il tutto veniva accompagnato con il vino pregiato proveniente dalla Campania Felix, ovvero da paesi come Capua, Cuma, Pompei, Sorrento, Stabia, Nocera e Salerno.

E da allora, la cucina partenopea ha iniziato ad arricchirsi, usando ingredienti semplici elaborati in una pietanza complessa. E tra le altre cose non ha mai mancato di farsi influenzare dalle tradizioni spagnole e francesi. Non si possono fare elenchi dei piatti e dei dolci della Campania. Sono davvero tanti e sarebbe riduttivo fare una lista.

La pizza ai tempi di Savoia

Quando pensiamo Napoli che ci viene in mente? La pizza. Rappresenta il piatto per antonomasia amato in tutto il modo. E in pochi sanno che la sua nascita ha radici secolari. Non a caso il suo nome viene scelto in onore della regina Margherita di Savoia. Gli ingredienti più importanti di cui si compone sono comunque appartenenti alla tradizione campana: basilico, mozzarella e pomodoro (tipici i colori della bandiera italiana).

La storia della mozzarella

Che dire poi della mozzarella se non che le sue origini sono risalenti al 1100-1200. Il nome deriva dal verbo mozzare, ovvero tagliare, praticato con indice e pollice.

Nel Cinquecento, a Capua, iniziò una diffusione così corposa da portare questo prodotto caseario anche oltreoceano. C’è sia quella di bufala, “l’originale”, prodotta soprattutto a Salerno e Caserta, sia quella prodotta con latte di vaccino, alias il fior di latte.

Tanti altri sapori

I sapori della tradizione campana sfiorano anche il mare. Gli ingredienti base dei piatti sono cozze, vongole, acciughe, polpi, ricci di mare. Che sia antipasto, primo o secondo, non importa. A Napoli non si spreca nulla, anzi si utilizza nel migliore dei modi.

Must della zona campana sono poi i Pomodori di san Marzano, la qualità di mele annurche, limoni di Sorrento, pizzette fritte, i panzarotti, il casatiello e chi più ne ha più ne metta.

Indimenticabile poi è il friariello. Si tratta di una qualità di broccolo che cresce solo nelle zone della provincia di Napoli e alle pendici del Vesuvio. A napoli amano mangiarli soffritti cpm le “cervellatine”, salsicce molto fini.

I dolci

Per quanto riguarda i dolci, anche in questo caso la lista è lunga. Abbiamo: la pastiera, le sfogliatelle, la torta caprese, i rococò. Ma anche, il migliaccio, i mostacciuoli, il casatiello dolce, il babà. Molto famosi sono poi gli struffoli tipici dolci natalizi, conditi con miele.

Che dire poi delle zeppole, bignè fritti con crema pasticciera e amarena preparati in occasione della festa di San Giuseppe.

L’amore per il cibo

L’amore per il cibo, a Napoli, un valore aggiunto. Non si tratta di semplkci piatti, ma di una passione innata che non lascia nessuno.

Sono molto famose le domeniche partenopee, trascorse in famiglia, all’insegna di menu classici, che piacciono a grandi e piccini. Come digerire tutto questo ben di Dio? Con un buon caffè napoletano fatto rigorosamente in moka.

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