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Ferdinando I di Borbone, soprannominato dai suoi sudditi Re Nasone o Re Lazzarone, nacque nel Palazzo Reale di Napoli il 12 gennaio del 1751, figlio terzogenito di Carlo di Borbone re di Napoli e di Sicilia.
Inizialmente, era destinato ad una vita ecclesiastica, ma per una serie di vicissitudini assunse la reggenza del Regno a soli 8 anni. Nel 1759, fu nominato Ferdinando IV re di Napoli e Ferdinando III di Sicilia.
Nel 1816, con l’unificazione delle due monarchie fu sovrano con il nome di Ferdinando I re delle due Sicilie.
Il Principe di Sannicandro si occupò della sua educazione, ma riuscì ad imprimere nel suo discepolo una cultura un po’ grossolana. Tutti, infatti, ricordano il Re Nasone per i suoi comportamenti poco affini alla figura di un sovrano.
Alexandre Dumas definì il Re di Napoli come un uomo privo di educazione, che abolì l’uso dei calamai ai Consigli di Stato per evitare di scrivere, finanche da sostituire la sua firma con un timbro.
Effettivamente, Ferdinando I di Borbone parlava solo il dialetto napoletano, non amava leggere e preferiva la compagnia dei servi e degli scugnizzi napoletani a quella dei nobili di corte.
Ma il popolo napoletano lo amava proprio per queste sue peculiarità.
Aneddoti su Ferdinando I di Borbone
Si racconta che il Re Nasone amasse travestirsi da uomo del popolo e girare per i quartieri della città per mettere in atto scherzi nei confronti dei passanti. e che il suo passatempo preferito fosse fare le pernacchie.
Una notte, Ferdinando prese di mira una sentinella, che, irato dallo scherzo, gli puntò contro il fucile. Il Re si salvò grazie all’intervento del Principe Sannicandro che avvertì la guardia di trovarsi di fronte al suo monarca.
Inoltre, si racconta che durante una battuta di caccia nelle terre sicule, il Re si avvicinò a dei pastori che lavoravano il latte di pecora per ricavarne la ricotta, chiedendo loro del cibo.
I pastori gli consegnarono del pane che Ferdinando di Borbone cominciò a gustare con la ricotta senza usare le posate, obbligando i nobili in sua compagnia a mangiare con le mani.
Pare che, per dimostrare la sua riconoscenza per il lauto pasto, disse “Cu non mangia ccu so’ cucchiaru, lassa tuttu ‘o zammataru” (chi non mangia con il suo cucchiaio deve lasciare tutto ai pastori), lasciando così, ai pastori increduli, il servizio di posate d’argento che non utilizzarono.
Ferdinandopoli, l’opificio di san Leucio e i cantieri navali
Pur risentendo della scarsa educazione, il re Ferdinando volle proseguire le opere culturali iniziate dal padre, cercando di condurre il suo regno a nuovi fasti.
Una delle sue opere più importanti fu la fondazione dell’opificio di San Leucio, non lontano da Caserta, dedicato alla lavorazione della seta.
Il borgo di San Leucio si trasformò in un vero e proprio esperimento di tipo socialista nato per offrire opportunità di impiego ai soggetti più disagiati.
Nacque, così, Ferdinandopoli.
La vita dei residenti fu estremamente dura, ma questi godettero di grossi vantaggi, quali l’instaurazione di un sistema pensionistico efficiente e di un sistema giudiziario all’avanguardia.
I detenuti ebbero la possibilità di continuare a lavorare, per mantenere le loro famiglie.
L’attività principale fu la lavorazione della seta: ancora oggi è possibile ammirare le opere dell’opificio borbonico a Buckingam Palace, alla Casa Bianca o al Cremlino.
Il borgo di san Leucio è oggi patrimonio dell’UNESCO.
Altro merito di Ferdinando I fu di affidare a Giovanni Acton l’incarico di rinforzare la Marina Militare. Fu, così, fondato il Cantiere navale di Castellammare di Stabia che divenne in poco tempo il maggior stabilimento navale d’Italia per grandezza.
Achille Gigante nella sua opera “Viaggi artistici per le Due Sicilie”, Napoli,1845 descrive così il cantiere “Esso fu qui stabilito da Re Ferdinando IV, fin da’ primi anni del suo regno, occupandovi un vasto spazio di terreno, nonché l’abolito monasterio de’ Padri Carmelitani. Oggidì è il primo arsenale del regno, e tale che fa invidia a quelli di parecchie regioni d’Europa. Sonovi in esso vari magazzini di deposito, e conserve d’acqua per mettere a mollo il legname, e sale per i lavori, e ferriere, e macchine ed argani, secondo che dagli ultimi progressi della scienza sono addimantati, e mercè dei quali abbiamo noialtri veduto con poco di forza e di gente tirare a secco un vascello nel più breve spazio di tempo
L’amore di re Ferdinando per Lucia Migliaccio e Villa Floriana
Nel 1799, durante il soggiorno a Palermo Ferdinando di Borbone conobbe Lucia Migliaccio, Duchessa di Floridia, di cui si innamorò perdutamente, tanto da sposarla dopo appena due mesi dalla morte della moglie Maria Carolina d’Asburgo.
Lucia Migliaccio fu una donna dal grande fascino, decantato da molti poeti del tempo.
Lo stesso GOETHE ne celebrò la grazia e l’avvenenza nella lirica tedesca Sizilianisches Lied”- Canto siciliano”;
In onore della sua amata, Ferdinando acquistò la tenuta del principe Giuseppe Caracciolo sulla collina vomerese. Qui, costruì una villa sontuosa, immersa in un grande parco a cui diede il nome di Villa Floridiana.
Custodito nel parco, grazie ad un importante intervento di restauro, si può visitare anche un altro simbolo del loro amore: la Fontana degli Innamorati.
Alcuni dicono che il fantasma del Re Nasone si aggira ancora nella villa.
Io non l’ho mai incontrato, ma ci vado spesso per godermi lo splendido panorama sul golfo di Napoli.
E voi ci siete mai stati?