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La festa più magica e dolce dell’anno sta finalmente arrivando. Il Natale è alle porte e non c’è nulla di meglio di un albero di Natale pieno di lucine colorate, di un bel Presepe e della compagnia della famiglia. Ma questa festa è tanto attesa anche per tutto quello che si può gustare. Nei giorni di festa non si bada a calorie e grassi e si fa scorta di pietanze squisite e tradizionali. La città partenopea è sicuramente famosa e apprezzata per i dolci natalizi della tradizione napoletana. Quando si pensa a Napoli e al Natale non si può non pensare alle tavole imbandite, alle ore trascorse a ridere e mangiare e ai vassoi di struffoli, roccocò, mustacciuoli, susamielli, cassatine che diventano i protagonisti di ogni fine pasto. Tutte queste squisitezze possono trovarsi nelle migliori pasticcerie napoletane, ma la vera tradizione nasce proprio dalle case partenopee, dove le ricette vengono tramadante di generazione in generazione e sono gelosamente custodite.
Vediamo allora quali sono i dolci tipici del Natale napoletano e scopriamo le loro origini e particolarità!
Struffoli
Come primo dolce non si può non pensare subito agli struffoli. Piccole palline di pasta dolce, fritte, poi immerse nel miele e infine decorate con confettini colorati e frutta candita, sono capaci di regalare piccole gioie ad ogni boccone! Simbolo di abbondanza e prosperità, gli struffoli un tempo venivano preparati dalle suore nei conventi durante il periodo natalizio.
Sembra che gli antichi Greci abbiano esportato questo dolce nel Golfo di Napoli, al tempo di Partenope; per questo, secondo alcuni il nome deriverebbe dal greco “strongolous” che significa “dalla forma arrotondata”. Altri sono dell’idea che il nome deriverebbe dal verbo “strofinare”, gesto compiuto da chi lavora la pasta per arrotolarla a cilindro, prima di tagliarla a tocchetti.
Nel preparare gli struffoli è importante non lasciare nulla al caso ed essere molto precisi, sia con gli ingredienti, che con la forma e le dimensioni delle palline di pasta. Questo perchè lo struffolo deve essere abbastanza piccolo, così che l’intera superficie entri in contatto con il miele e lo renda ancora più saporito.
Struffoli, il dolce tipico natalizio partenopeo!
Equipment
- Bilancia
- Ciotola Capiente
- Grattuggia
- Cucchiaio di Legno
- Pellicola
- Carta da Forno
- Pentola o Friggitrice
Ingredienti
Per l'impasto
- 400 gr farina ’00
- 3 pz uova medie
- 80 gr burro fuso
- 40 gr zucchero
- 1 pz buccia grattuggiata di arancia
- 1 pz buccia grattuggita di limone
- 1 cucchiaino lievito per dolci
- 1 pizzico sale
- 600 ml olio per friggere
Per la decorazione
- 300 gr Miele
- 2 cucchiai zucchero a velo vanigliato
- 3 cucchiai confettini colorati
- 1 manciata confetti cannellini detti anche “diavolilli” confetti bianchi dalla forma allungata e gusto di cannella)
- 1 cucchiaino perline di zucchero color argento
- 50 gr frutta candita a scelta ciliegie, scorza d’arancia, cedro
Istruzioni
Impasto
- Fondete il burro e lasciate raffreddare
- In una ciotola capiente miscelate insieme la farina, il lievito, il sale e le bucce grattugiate degli agrumi
- Aggiungete alla miscela precedente, lo zucchero, il burro e il liquore.
- Girate con l’aiuto di un cucchiaio di legno, in modo da realizzare una sabbiatura.
- Aggiungete le uova dopo aver creato la classica "fontana" al centro della farina
- Con l’aiuto di un cucchiaio o spatola, girate e amalgamate tutti gli ingredienti, finchè non risulterà un impasto compatto
- Proseguite con le mani, impastate fino ad ottenere una pasta omogenea, liscia e priva di grumi
- Avvolgete l’impasto nella pellicola trasparente e lasciate riposare a temperatura ambiente per 2 ore
Taglio degli Struffoli
- Trascorso il tempo di riposo, staccate dall’impasto un pezzo da circa 50 /70 gr
- Arrotolatelo sul piano di lavoro per realizzare un cilindro di impasto lungo (un salsicciotto) dello spessore di 1 cm (non fatelo più grande, altrimenti gli struffoli risulteranno eccessivamente grandi, in fase di cottura, visto il pizzico di lievito aumenteranno di qualche millimetro)
- Porzionate il cilindro di impasto realizzato, con l’aiuto di un coltellino o di un tarocco e staccate tanti piccoli pezzetti della grandezza di 1 cm, stile gnocchi
- Donate la forma di palline ai vostri struffoli, arrotolandoli tra i palmi delle mani
- Proseguite a realizzare tutti gli struffoli in questo modo fino ad esaurimento dell'impasto
Frittura
- Ponete sul fuoco un pentolino della dimensione 18 cm a bordi alti con l’olio per friggere oppure utilizzate una friggitrice ( verranno sicuramente più asciutti e meno unti)
- Cuocete massimo 15 pezzi alla volta, questo per evitare eccessiva schiuma che gli struffoli rilasciano normalmente e che andrete a togliere con un mestolo forato, non appena si formerà! Immergeteli dunque in olio bollente, girateli un paio di volte, in 30-40 secondi saranno pronti.
- Gli Struffoli sono fritti alla perfezione, un pò come tutti gli altri fritti, quando risultano dorati non scuri o anneriti
- Toglieteli dall'olio con un mestolo forato e lasciateli scolarli su un piatto da portata precedentemente foderato da una carta assorbente
- Friggete e scolate secondo le indicazioni tutti gli struffoli, avendo cura di scolarli su nuove carte assorbenti qualora queste risultassero troppo unte, e disponeteli asciutti e scolati, da parte in una ciotola.
Condire gli Struffoli
- Versate zucchero a velo vanigliato e il miele in una casseruola che possa contenere tutti gli Struffoli fritti
- Fate sciogliere miele e zucchero a fuoco molto basso, girando con un cucchiaio di legno
- Allontanate dal fuoco, aggiungete gli Struffoli, la maggior parte dei confettini e delle perline, lasciando da parte solo qualcuna per decorare il piatto finale
- Girate bene, affinché tutti gli struffoli siano ricoperti dal miele
- Aggiungete in pentola anche i canditi, della grandezza che preferite, anche se tagliati a pezzi grossi sono più coreografici, irrorate di miele anche loro in modo che risultino belli lucidi
Decoro
- Quanto tutti gli Struffoli sono ricoperti di miele e canditi, ma ancora caldi, trasferiteli subito su un piatto da portata
- Non aspettate troppo per fare quest’operazione. Quando il miele inizia ad indurirsi diventa poi difficile dargli una forma e modellarli
- Direttamente nel piatto, potete dargli la forma che più vi piace, potete scegliere la classica piramide con le ciliegie candite intorno
- Infine spolverate con i restanti confettini e perline e decorate con i pezzi di frutta candita
- Gli Struffoli napoletani sono pronti per essere serviti oppure impacchettati per un regalo goloso per il vostro Natale
Note
Conservare gli Struffoli
Si conservano perfettamente a temperatura ambiente per 1 settimana – 10 giorni. Potete lasciarli nel piatto da portata, alzatina in cui avete scelto di servirli. Più passano i giorni più si impregnano di profumo e sapore.Roccocò
Un altro tra i dolci natalizi della tradizione napoletana è sicuramente il roccocò, immancabilmente presente sulle tavole napoletane sin dall’8 dicembre.
L’origine dei roccocò risale al 1320, quando nel Real Convento della Maddalena, le suore prepararono per la prima volta questi biscotti. Il nome deriva dal francese “rocaille”, che richiama la loro forma barocca e tondeggiante e la loro consistenza “rocciosa”.
Si tratta infdatti di un biscotto che si contraddistingue per una consistenza particolarmente dura, preparato con mandorle, farina, canditi e pisto napoletano. Quest’ultimo è un misto di spezie varie, come la cannella, i chiodi di garofano, la noce moscata, il coriandolo e l’anice stellato.
Esistono due versioni di questo dolce, una più morbida e un’altra più dura detta “spacca denti”. Questi ultimi, secondo la tradizione, vengono ammorbiditi nel marsala o nel limoncello.
Susamielli
Simili ai roccocò per consistenza e sapore, i susamielli sono biscottini a forma di S, preparati con farina, mandorle, miele e pisto napoletano. Secondo la tradizione natalizia campana, i susamielli vengono serviti a fine pasto, ma anche regalati durante il periodo delle feste.
Pare che furono le Clarisse del Convento di Santa Maria della Sapienza a preparare per la prima volta questi biscotti, il cui nome richiama due degli ingredienti originari, i semi di sesamo e il miele. Conosciuti anche come “sapienze”, anticamente ne esistevano tre diverse varianti:
- susamielli “dello zampognaro”, preparati con farina grezza e bucce di agrumi. Erano destinati agli zampognari e alla servitù;
- susamielli “del buon cammino”, preparati con un ripieno di marmellata di amarene. Erano destinati a preti e pellegrini;
- susamielli “dei nobili” erano invece la versione più raffinata di questo dolce, preparati con farina bianca di prima qualità. Erano preparati per i nobili e resta oggi la versione più diffusa e conosciuta.
Sono ottimi da gustare sorseggiando un buon vin brulè.
Mustacciuoli
Altri protagonisti della tradizione culinaria napoletana sono i mustacciuoli (detti anche mostaccioli). Dalla forma romboidale, questi dolci sono ricoperti da una glassa al cioccolato e hanno un ripieno morbido che sa di miele, cannella, cacao e frutta candita.
Di antichissima origine, la ricetta, secondo alcuni, risalirebbe all’antica Roma. Infatti è proprio dal latino “mustaceum”, che deriva il nome di questo dolce. Il mustaceum era una focaccia dolce che si preparava con il mosto d’uva, cotto su foglie di lauro. Secondo altri studiosi, invece, il nome deriverebbe dalla loro forma a rombo, che ricorda i baffi detti mustacchi, molto alla moda nell’800.
Diffusi anche in altre regioni del centro-sud, non tutte le ricette presentano il mosto. Infatti, nella versione partenopea cioccolato e miele lo sostituiscono. Ma come sono diventati dolci natalizi della tradizione napoletana?
La leggenda del monaco e del re Ferdinando II
Secondo un’antica leggenda, fu un contadino in un paesino lontano a preparare per la prima volta i mustacciuoli. Seguendo la ricetta donatagli da un monaco di cui nessuno conosceva nome e provenienza, il contadino e sua moglie prepararono dei biscotti considerati speciali. Si trattava, infatti, di saporiti biscotti dalle proprietà curative. La notizia di questo dolce miracoloso giunse anche a Napoli, e quando improvvisamente il re Ferdinando II si ammalò, volle provarli. Ne consumò un intero piatto e, come per magia, guarì. Da allora iniziò a consumarli regolarmente, condividendo la ricetta con il popolo napoletano, il quale nel tempo, vi apportò delle modifiche, come quella di non utilizzare il mosto.
Pastiera
Altro dolce ormai molto presente sulle tavole dei napoletani durante le feste di Natale è la pastiera. Nonostante sia tipicamente un dolce del periodo pasquale, la maggior parte delle famiglie lo prepara anche nel periodo natalizo. Famosa ormai ovunque, la pastiera consiste in una base di pasta frolla, con un ripieno di ricotta e grano, ed è simbolo di prosperità e buon augurio.
La leggenda della sirena Partenope
Secondo un’antica leggenda, quando la sirena Partenope scelse il Golfo di Napoli come sua dimora, il popolo volle ringraziarla, donandole sette doni: la farina come simbolo di ricchezza, il grano cotto nel latte come simbolo della fusione del regno animale con quello vegetale, la ricotta come simbolo di abbondanza, le uova come simbolo della fertilità, i fiori d’arancio a ricordo dei profumi delle terre campane, spezie come simbolo dell’omaggio di tutti i popoli e, infine, lo zucchero che rappresentava la dolcezza del canto di Partenope. La sirena gradì i doni e, mescolandoli, creò la pastiera.
Pare che però la pastiera sia stata preparata, come la maggioranza dei dolci napoletani, in un convento. Probabilmente fu nel Convento di San Gregorio Armeno che una suora decise di preparare un dolce che unisse uova, ricotta e grano, insieme con spezie orientali e il profumo dei fiori d’arancio del giardino del Convento.
Cassata napoletana
In ultimo, non si può non parlare della versione partenopea della cassata. Considerata da molti come la “regina della tavola di Natale”, ricorda la cassata siciliana, ma presenta delle differenze.
Le origini di questo dolce sembrano risalire al periodo compreso tra il IX e l’XI secolo, quando i Saraceni esportarono in Sicilia un dolce a base di formaggio e dalla forma tondeggiante. Pare che proprio quest’ultima caratteristica gli abbia conferito il nome cassata. Infatti in arabo, tondo si dice “Quas’at”.
C’è anche chi pensa che, invece, il nome derivi dal latino “caseum”, che indica tutto ciò che è a base di latte.
Pare sia stato il pasticciere Mario Scaturchio a variare per la prima volta la ricetta della cassata siciliana dandole un posto d’onore tra i dolci natalizi della tradizione napoletana. Nella cassata napoletana non si usa la ricotta di pecora, ma quella vaccina; inoltre chi decide di prepararla non taglia il pan di spagna a striscioline, come nella versione siciliana, ma lo lascia intero. I dischi del pan di spagna costituiranno la base del dolce, farcito poi con una crema di ricotta, zucchero, gocce di cioccolato e canditi. In ultimo, bisognerà ricoprire la cassata con una glassa di zucchero detta “naspro”, a base di zucchero a velo, albume e succo di limone.
Bravissima 🤩😍
Grazie, mi fa piacere ti sia piaciuto quest’articolo!
Superbrava, superesaustiva super…. super…super! Complimenti di cuore! Ma non so fare un tubo!
Grazie. Sono contenta che abbia trovato questo articolo interessante. Seguendo la ricetta degli struffoli sarà più facile cimentarsi nella preparazione di questo dolce!