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La canzone neomelodica è un elemento caratteristico tipico della città di Napoli. La sua origine è molto complessa in virtù del fatto che la storia della musica partenopea è assai variegata. Parliamo comunque di un genere musicale molto in auge che rimane popolare tra la gente e spesso viene apprezzato anche dalle regioni limitrofe.
Cos’è la canzone neomelodica
A volerla definire parliamo di un genere musicale che prende le redini in mano della canzone napoletana classica, anche se ha un livello opposto a quest’ultima. È il primo esempio di canzone moderna che non dimentica i suoi natali ma che si distacca completamente dala canzone tipica di 700 e 800.
È un fenomeno locale perché nelle sue parole sono riportati i sentimenti tipici del popolo partenopeo e dei paesi limitrofi. C’è stato un periodo infatti che la canzone classica è entrata in crisi. Una crisi che si riprese con i primi sceneggiati messi in atto dal grande Mario Merola e con il filone del neapolitan power, un fenomeno variegato di artisti che rielaborarono la musica napoletana fondendola con tradizioni anglosassoni o mediterranee (si pensi a Pino Daniele, Napoli Centrale, Eduardo De Crescenzo o Alan Sorrenti).
Il neomelodico degli anni ’80
Negli anni ’80 ambedue i filoni andarono in crisi, affrontarono una fase di stallo, soprattutto gli sceneggiati di Merola. Fu allora che nacque la musica neomelodica, piena di emozioni ma che aveva tutta un’altra portata. Il riferimento andava ai quartieri napoletani e alle persone che li vivevano.
I primi a prendere parte a questa corrente furono Patrizio, Gigi Finizio e soprattutto Nino D’Angelo. Quest’ultimo, chiamato “il caschetto biondo di Napoli” fu acclamato come star a Napoli, fino a conquistare palchi internazionali come quelli dell’Olympia di Parigi, del Madison Square Garden di New York e dello stadio Wembley di Londra. La sua musica piaceva per la grande semplicità e il contenuto testuale molto tragico. Le note liriche e armoniose facevano da padrone in un contesto a dir poco patetico e drammatico.
Gli anni ’90
Negli anni ’90 molti artisti neomelodici abbandonarono la corrente per mostrare la loro trasformazione musicale. Dalla mania di Nino D’Angelo, che abbandonò del tutto il palco partenopeo, emerse un nuovo artista: stiamo parlando di Gigi D’Alessio. Il cantante, ancora oggi molto affermato, seguì la stessa lunghezza d’onda dei suoi predecessori. La sua bravura è andata però oltre. È stato in grado di portare la musica neomelodica oltre i confini locali e nazionali, questo perché lui cambiava la portata della canzone. Il napoletano, lingua clou del neomelodico,i fondeva alla lingua italiana.
Ma oggi esiste ancora la musica neomelodica? In realtà, Napoli è fedele alla tradizione e riscopre giorno dopo giorno il gusto della sua amata musica. Lo fa con artisti del calibro di Tony Colombo o Alessio. Insomma, se la canzone classica andò perdendo la sua importanza, quella neomelodica oggi è più che florida in città.
Le caratteristiche della canzone neomelodica
La particolarità di questo genere è che si crea un vero e proprio solco tra la canzone napoletana e la musica neomelodica.
In più cambia anche la portata di chi canta. Non esistono più testi che descrivono la classica Napoli da cartolina, o la Napoli che ama in modo universale. Stavolta si parla della vita dei ‘quartieri‘, delle sue problematiche, delle emozioni forti e non sempre positive che la caratterizzavano.
La musica neomelodica è importante, e ha dato la prova ai giovani dei quartieri popolari, che spesso non hanno grandi prospettive, che sognare serve e aiuta anche ad andare avanti.
Tuttavia per la critica, la qualità musicale del genere non è molto alta, anche a causa della malavita locale, che ha fatto di molti artisti un buon introito altamente redditizio.