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A Napoli, precisamente in località Capodimonte si trova la Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio. Il primo pensiero che balza alla mente quando ci si trova dinanzi alla Chiesa di Capodimonte è la somiglianza considerevole con la Basilica di San Pietro. Forse per questo, e per tanti altri motivi, i napoletani amano raccogliersi in questa intima chiesetta.
La costruzione della chiesa di Capodimonte
La chiesa di Capodimonte, pur avendo degli stili che ricordano quelli del 1500, è una delle più giovani della città. I primi lavori iniziarono nel 1920, e durarono circa un quarantennio. La struttura fu ultimata nel 1960.
Nella fase costruttiva della chiesa, furono impiegate delle colonne di Marmo ricavate dalla demolizione del porticato della vecchia Stazione Centrale. Questo a dire che nonostante la semplicità, la chiesa ha molto da offrire.
Il desiderio di Suor Maria Landi
Chi volle la costruzione della Basilica? Semplicemente una religiosa, suor Maria di Gesù Landi che era molto devota alla Madonna del Buon Consiglio. In più si aggiunse la devozione e la passione che il popolo avesse per un quadro della Vergine riprodotto nel 1844 dal pittore napoletano Spanò. I partenopei erano devoti alla Vergine perché pare il suo quadro li avesse salvati dal colera e dall’eruzione del Vesuvio del 1906.
La Basilica ha al suo interno affreschi e dipinti, nonché sculture, trasferiti ivi da altre chiese a causa del sisma dell’80. Tipico esempio sono le otto statue sull’altare che rappresentano gli Apostoli. Si tratta di sculture di Michelangelo Naccherino, Pietro Bernini e Francesco Cassano.
La leggenda della sposa infelice
La cosa più particolare di questa basilica fa riferimento alle storie leggendarie che aleggiano intorno alla sua figura.
Una di queste narra di una giovane ragazza addolorata che non avendo mai potuto sposarsi come sognava, si continua a rattristare anche dopo la morte (come fantasma). Ad oggi non è nota né la sua identità né la sua età al momento della morte. I partenopei la chiamano «’a sposa ‘e Capodimonte». La dolce ma triste creatura torna a farsi vedere nella Sera di Primavera: appare china sulle scale della Basilica e attende l’arrivo del suo futuro sposo. Ovviamente ogni anno aspetta inutilmente un uomo che non arriverà mai, per cui il suo volto si incupisce pur essendo coperto da un velo bianco.
Della ragazza si sa che molti secoli fa si fosse ammalata di tisi: all’epoca l’infezione polmonare era il male del momento, causato soprattutto dalla scarsa igiene presente nelle città. La salute della giovane, che era in procinto di sposarsi, peggiorò a pochi giorno delle nozze. Tuttavia, il giorno prima del matrimonio, la giovane morì: ogni tentativo di guarirla fu vano.
Il giorno seguente al suo decesso, furono sostituiti le decorazioni, i drappi e gli addobbi bianchi per fare spazio al colore nero tipico del lutto. Lo stesso parroco che avrebbe dovuto celebrare il matrimonio della fanciulla, si ritrovò a commemorare la sua morte. In quella stessa chiesa dove il sogno d’amore avrebbe dovuto coronarsi, si ricordò la vita ormai sfumata di una donna deceduta nel meglio dell’ansia gioventù. Con molta probabilità la donna era morta fra marzo e giugno per questo si mostra nelle sere di primavera, e le sole a poterle vedere sono le donne nubili.
Una seconda leggenda
Napoli abbonda di superstizioni, per cui la storia poc’anzi narrata è solo una di quelle che arricchisce il valore, della Basilica Madre del Buon Consiglio a Capodimonte.
Davanti l’entrata della Basilica, si trova infatti una lapide di pietra in memoria di un evento particolare per la bella Napoli. Si racconta infatti che durante il terremoto del 1980 il busto di marmo della Madonna che si trova facciata, si staccò e venne giù. Tuttavia non si frantumò come sarebbe dovuto accadere. E soprattutto non colpì nessuno. I napoletani subito acclamarono il «miracolo». Tuttavia, a dirla tutta, la statua si divise in due blocchi: il busto della Vergine col Bambino e la testa della Madonna.