Napoli ha tra le sue qualità quella di ospitare una delle università più antiche e rinomate d’Italia. Parliamo dell’Università Federico II, nata nel giugno 1224, grazie a colui dal quale prende il nome, ossia il re Federico II di Svevia.
L’imperatore amaca il suo regno e tutto ciò che gli riguardava. Nonostante risiedesse a Palermo, Federico ci teneva molto alla città partenopea, per cui decise di arricchirla anche con un edificio che potesse garantire l’amplificazione dell’istruzione.
Quando nacque si chiamava Studium (oggi università) e nacque proprio per permettere una diffusione scolastica accademica che troppe volte (in particolare al sud) mancava. Per il sovrano era importante avere le giuste conoscenze, e voleva che i suoi sudditi le avessero. La sua speranza era che nessuno dovesse più spostarsi per studiare, magari all’ Università di Bologna, che nel Medioevo, godeva di un gran prestigio, soprattutto negli studi giuridici.
Un altro motivo per cui decise di aprire un ateneo a Napoli era quello che vedeva la città molto collegata con la figura di Virgilio. Spesso veniva infatti chiamata la “Vergiliana Neapolis” e fu sicuramente, almeno in epoca medievale, sede di scuole. Mettiamoci poi un interesse prettamente economico e demografico, ed ecco riassunte le motivazioni per le quali Napoli apparve la scelta migliore in tal senso.
Inizialmente le materie più in voga in ateneo erano quelle giuridiche, mediche e teologiche. Soprattutto in quest’ultima facoltà il massimo docente fu Tommaso D’Aquino.
Intorno al 1400 l’Università fu chiusa per riaprire solo un secolo dopo presso il convento di San Domenico Maggiore che fu la sede ufficiale dell’università per tutto il ‘500. Le materie in voga continuavano ad essere pressappoco le stesse.
I periodi altalenanti per l’Università Federico II
Negli anni a seguire, la struttura cadde nel dimenticatoio, soprattutto a causa dell’arrivo di nuove strutture di istruzioni, quali cioè nel scuole private.
Tornò alla ribalta solo nel 1700, quando anche Giambattista Vico decise di farne parte come docente. E così un trentennio dopo fu creata la prima cattedra di astronomia in Italia e nel 1754 la prima cattedra di economia del mondo. Nel frattempo la sede dell’ateneo continuava a vagare di struttura in struttura. Solo nel 1884, dopo una violenta epidemia di colera, l’università fu spostata, nella nuova sede di Corso Umberto I, dove ancora oggi risiede.
Con la riforma dell’istruzione avutasi nel corso del secondo dopoguerra, l’Università degli Studi di Napoli si fece strada a diventare il secondo ateneo più importante d’Italia per numero di iscritti, secondo soltanto alla Sapienza di Roma.
Il nome odierno
Nel 1987 fu data all’Università il nome “Federico II” per non dimenticare i suoi natali. Qualche anno più tardi, nacque anche la Seconda Università degli studi di Napoli.
Più di recente invece hanno creato il Centro musei delle scienze naturali dell’Università di Napoli, apmcui interno ci sino i musei di: zoologia, paleontologia, mineralogia, antropologia e quello di fisica.
La Federico II come centro di ricerca
Oggi l’Università viene ricordata non solo per la sua preparazione accademica. La sua importanza risiede anche nel fatto che sia il più grande centro di ricerca del Mezzogiorno in cui da anni, grazie ai suoi studenti, a prescindere dal corso di studi prescelto, si forniscono le giuste basi per diventare i laboratori del domani.
All’interno dell’ateneo oggi si contano 42 Centri di ricerca e di servizio, 2 Orti botanici, 108 biblioteche di cui una telematica e 12.000 postazioni informatiche.
Fiore all’occhiello napoletano
Nel corso degli anni molti sono gli artisti che hanno cercato di trasmettere agli studenti una buona fetta della propria esperienza di vita e di conseguenza, egli stesso, ha portato certamente a casa qualcosa.
Ad esempio, qualche anno fa, l’ateneo ha ospitato artisti del calibro di Jovanotti, Peppe Servillo e Paolo Sorrentino. Quest’ultimo, ha ricevuto con grande commozione, la laurea honoris causa in Filologia moderna.