strega di Port'Alba
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Leggende di Napoli: la strega di Port’Alba

La leggenda dell’amore maledetto di Maria “‘a rossa”, la strega di Port’Alba, e la sua rabbia per l’intera città di Napoli

Napoli è ricca di leggende e miti che si tramandano di generazione in generazione. Una di queste narra la storia della bella Maria ‘a rossa, ricordata, oggi, come la strega di Port’Alba.

Port’Alba è una delle zone più antiche di Napoli, che collega Piazza Dante con l’attuale Piazza Bellini, zona di ingresso del famoso centro storico. Inizialmente la porta non c’era, esisteva lì un antico bastione e le mura angioine. I napoletani, però, avevano creato un buco, o come si dice a Napoli “nu pertuso”, per tagliare la strada e raggiungere il decumano maggiore.

Le autorità provavano a chiudere il famoso buco, ma esso ogni giorno riappariva più grande, tanto che il vicerè Duca d’Alba, per la rassegnazione, decise di far costruire la porta dandole il suo nome: Port’Alba.

E’ il periodo della dominazione angioina, intorno al 1617, ed è proprio in quel tempo che ha origine la storia di Maria a rossa.

La storia di Maria ‘a Rossa

Proprio lì dove oggi sorge Port’Alba, vi era un piccolo slargo chiamato Largo della Sciuscelle, per le tante piante di carrube che vi crescevano rigogliose. In una piccola casa affacciata sullo spiazzo, abitava Maria ” a rossa”, una giovane e bella ragazza di 20 anni, con una chioma fluente riccia e rosso fuoco.

Maria a rossa era così bella che arrivava gente da ogni dove per farle la corte, ma lei non aveva occhi che per il suo fidanzato Michele, un conciatore di pelli che viveva a pochi passi dalla sua amata, proprio dall’altro lato del “pertuso”.

In quel piccolo slargo c’era anche una piccola fontanella, dove i viandanti si fermavano per dissetarsi, prima di continuare le loro faccende. Spesso Maria si sedeva sui bordi di quella fontanina, per guardare l’andirivieni di persone e per ammirare la sua bella città.

 

La maledizione che colpì il suo amore.

Michele, presto, fece la proposta di matrimonio a Maria e sei mesi dopo i due convolarono a nozze.

La leggenda narra che usciti dalla chiesa, felici come non mai, passati dinanzi alla fontanina, un tuono rombò in lontananza e Michele venne colpito da un sortilegio.

I piedi di Michele, difatti, si inchiodarono al pavimento, senza che lui potesse fare un altro passo per proseguire insieme alla sua amata Maria.

Maria a rossa, disperata, provò in tutti i modi a trascinare via Michele da lì, ma sembrava pietrificato e nulla riusciva a farlo proseguire con lei per raggiungere il loro nido d’amore.

A Michele non restò altro da fare che tornare a casa sua, lasciando Maria sola.

 

La nascita della leggenda della strega di Port’Alba

Da quel giorno Maria si chiuse in casa e il suo pianto e le sue grida di dolore riecheggiarono per l’intera città.

Ben presto, la sua disperazione si tramutò in rabbia e il suo viso e il suo corpo si deturparono.

La pelle perse il suo candore e si raggrinzì e la sua chioma fluente da rossa diventò bianca. Lei che era sempre stata gentile e allegra, diventò fredda e ostile, tanto che la gente scappava via per paura di incontrarla e di scatenare la sua furia.

Oltretutto, ossessionata da ciò che le era accaduto, iniziò a studiare le arti magiche, per capire quale sortilegio aveva impedito il suo amore e, per poter sopravvivere, iniziò a vendere elisir e pozioni medicinali.

Tutti cominciarono a chiamarla e a crederla una strega, e le venivano attribuite strane guarigioni, ma anche tremende disgrazie che si verificavano lungo Port’Alba.

Era il periodo dell’Inquisizione spagnola e Maria non passò inosservata: un bel giorno venne arrestata e accusata di stregoneria.

 

La fine della strega di Port’Alba

Maria, dopo un processo sommario fu condannata ad una morte lenta e atroce.

Ella venne rinchiusa in una gabbia, proprio sotto l’arco di Port’Alba, abbandonata lì per giorni e giorni, lasciata morire di fame e di sete.

Dopo giorni di agonia, Maria morì, gridando con le ultime forze che gli restavano il suo maleficio “La pagherete tutti”.

Il suo cadavere non si decompose, ma diventò di pietra, pertanto la Chiesa dell’Inquisizione, temendo il sortilegio, portò via l’intera gabbia, lasciando solo il gancio legato alla porta.

Il gancio è ancora lì, sulla Porta, a rammentarci questa triste vicenda.

Oggi Port’Alba è un bellissimo vicolo di Napoli che affaccia su Piazza Dante. Lì sono raccolte le più antiche librerie della città, che espongono libri a volte introvabili anche sulle bancarelle, lungo l’intera strada. E’ un piccolo paese dei balocchi, per chi ama la lettura e rispecchia a pieno le caratteristiche più importanti del centro storico di Napoli.

strega di Port'Alba

Fiotti di persone la percorrono, di giorno e di sera, ed alcuni dicono che nelle notti di Luna Nuova può ancora udirsi un grido disumano che dice “La pagherete tutti”…. il grido di Maria che ancora rivendica giustizia.

E voi conoscevate la storia della strega di Port’Alba?

 

 

 

 

 

 

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