Libero Bovio
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Libero Bovio

Si tratta di una personalità molto apprezzata a Napoli quella di Libero Bovio e delle sue opere

Tra le personalità illustri napoletane non poteva mancare un angolo dedicato al tanto compianto Libero Bovio.

Chi è Libero Bovio

Si tratta di una personalità molto apprezzata a Napoli, la cui vita e la cui famiglia hanno rappresentato molto l’ideologia di Libero.

Nato nel 1883 a Napoli, era figlio di un filoso repubblicano e di una pianista molto in gamba. Nonostante si fosse iscritto all’Università, non arriverà mai alla laurea perché aveva tutt’altri interessi. E il primo di ogni altro era il teatro.

A morte del padre fu costretto ad andare a lavoro per avere una fonte di guadagnò attraverso cui sopravvivere. Per cui inizia prima a scrivere al Don Marzio, quotidiano locale, poi si inserisce nel Museo Nazionale di Napoli fino a quando non diventa direttore dell’Ufficio Esportazioni.

Alcuni dei testi di Libero Bovio

Nella tradizione della canzone napoletana si vantano centinaia e centinaia di composizioni in grado di ricordare il valore aggiunto di Libero Bovio. I testi di questo vero e proprio artista venivano ulteriormente valorizzati dai musicisti che sapevano scegliere ad hoc tutte le musiche per i suoi componimenti (De Curtis, Valente, Nardella, Cannio, Falvo).

Alcuni dei primi titoli più importanti sono “Tarantella Luciana”, “Guapparia”. Tuttavia il suo exploit arriva quando prende le redini in mano de “La Canzonetta”, storica casa musicale. Compone così testi, anzi vere e proprie opere d’arte come “Tu ca nun chiagne”, “Reginella”, “Cara piccina”.

Al termine del primo conflitto mondiale si sposa Maria Di Furia dalla quale avra’ due figli. Questo ovviamente non frena la sua ispirazione. E infatti anche sulla sua carrozzella guidata dal fidato cocchiere Auciello (naso ‘e cane) scrive le sue migliori opere.

Le opere teatrali

Che dire poi dei titoli delle opere teatrali più emozionanti mai avute a Napoli. Per citare alcuni titoli, abbiamo: “Gente nosta”, “‘O prufessore”, “‘O Macchiettista”. Senza dimenticare “L’addio” e “Totonno se ne va” i quali vengono considerati dalla critica come profetici. Poco dopo la loro pubblicazione infatti, Bovio lascia “La canzonetta” per passare alle edizioni “Santa Lucia” che contribuirà a dare ai suoi testi quella vena melodrammatica che lo rappresenta poi di lì a poco. Risalgono infatti a questo periodo: “‘E pentite”, “Lacreme napulitane”, “Carcere”, “‘E figlie”, “Zappatore”, ma anche “‘O paese d”o sole” e “Signorinella”.

Nel ’34 con i migliori esponenti musicali del periodo (Tagliaferri, Valente, Lama) apre “La bottega” grazie alla quale scrive “Passione”, L’ultima tarantella”, “Chitarra nera”.

Aneddoti particolari su Libero Bivio

Gli aneddoti particolari sulla vita di Libero sono molti. Ad esempio si racconta che un giorno nella sede de ” La canzonetta ” di Francesco Feola, era alla scrivania intento a leggere una lirica da lui composta a a Mario Spera, direttore della rivista omonima. Nel mentre irrompe nella stanza un gerarchetto fascista, il quale informa il poeta dell’arrivo di Edmondo Rossoni, un alto esponente del partito. Il gerachetto inizia lo sproloyquioo presentativo del suo superiore, ma Bovio, aveva tutte le intenzioni di finire la sua lettura. Per questo disse ” Pigliatevi una sedia “. Il gerarchetto, adirato per l’offesa risponde : “Non avete capito chi sono? ” E ripete il proprio nome e grado. E Bovio imperterrito replica: ” Ah! Allora pigliatevi ddoje segge! “.

Essendo sempre uno dei primi a partecipare agli esordi teatrali partenopei, non sono mancati episodi eclatanti in gale ambientazione. E infatti si dice che durante una serata al teatro Politeama recatosi per assistere ad uno spettacolo dell’attrice Dirce Marella ricevette un biglietto su cui era scritto “Inseguimi: sono l’ombra!”. Bovio rispose sarcastico: ‘‘Non posso: tengo i calli!’.

Pico prima di morire (nella sua casa di Via Duomo il 26 maggio del 1942) aveva scritto i versi “Addio a Maria”, dedicati alla moglie. Essi furono così apprezzati che decisero di inciderli sulla sua lapide. Una tomba che ha un aspetto diverso da quello che lui stesso si era immaginato. Egli infatti avrebbe voluto l’epitaffio:

Qui non riposa Libero Bovio perche’ gli altri morti di notte litigano tra loro e gli danno fastidio’.

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